L’aria è densa di tensione creativa, un mare di energia che si muove tra di loro. La luce è un’ombra che si adagia sulla scena, un’ombra che crea ombre lunghe e misteriose. I loro volti sono intensi, segnati dalla fatica e dall’emozione.

I musicisti al lavoro, immersi nella loro arte, dimenticano il mondo fuori, ogni suono, ogni gesto è una storia, un viaggio. È un momento magico, un’esperienza che li trascende e li unisce in un abbraccio musicale.

A tratti, il violoncellista solleva gli occhi, un sorriso si disegna sulla sua bocca, mentre il violinista si arrende a un’improvvisa improvvisazione, il pianista, con un gesto deciso, affonda le dita sulle tastiere, e l’accordo diventa un ruggito, un ruggito di passione e di energia. 

Il lavoro non è un compito, ma un atto d’amore. Una danza di suoni che si mescola e si trasforma, un’esperienza che li rende vivi, che li rende musicisti. In quel momento, la stanza è più di un luogo, è un’opera d’arte, è il loro tempio, è il loro mondo.